martedì 19 giugno 2012

Festa di San Tiburzio


Associazione di Promozione Turistica SELVA GERULFA
sede legale: C.so Cavour n. 15 – 10080 San Benigno C.se (TO)

blog http://selvagerulfa.blogspot.com p.e.c. selvagerulfa@pec.it
web http://www.selvagerulfa.com        e-mail: selvagerulfa@gmail.com

Cod. Fis. / P. IVA 10639780013
Presidente: Lino Bungaro
Vice Presidente: Alessandro Giallombardo
Segretario: Massimo Boarella
Tesoriere: Saveria Limongelli


UN BACINO NEL CANAVESE DA SALVAGUARDARE
L'Associazione di promozione turistica, denominata “Selva Gerulfa”, costituita il 01 dicembre 2011, agisce congiuntamente agli enti pubblici e privati, esistenti sul territorio, per organizzare attività culturali, ricreative, sportive, manifestazioni, spettacoli, sagre, fiere, eventi ludici, convegni, mostre, escursioni, itinerari turistici, al fine di aggregare ed animare il tempo libero degli abitanti, sensibilizzare i cittadini ed operatori all'accoglienza di qualsiasi forma di turismo, attirare ed intrattenere i visitatori, tutelare e valorizzare il paesaggio, promuovere qualsiasi iniziativa a favore del territorio, della cultura, della tradizione, della storia ed economia locale. La zona di appartenenza è prettamente del Basso Canavese, il nome stesso dell'associazione è stato scelto dai soci fondatori, per riscoprire le origini celtiche della foresta, appunto SILVA GERULFIA o SELVA GERULFA, che si estende dalla valle dell'Orco alla valle del Malone e comprende i comuni di Corio, Rocca C.se, Barbania, Levone, Rivara, Busano, Salassa, Oglianico, Favria, Rivarolo C.se, Feletto, Bosconero, San Benigno C.se, Volpiano, Brandizzo. Il sodalizio vuole partire da San Benigno C.se, dove sorge la storica torre campanaria dell'abbazia di Fruttuaria, costruita nel 1003-1007 dal Conte-Abate Guglielmo da Volpiano, nipote di Re Arduino. Il campanile romanico, stilizzato in bianco e nero, è divenuto l'emblema dell'associazione, perché è il monumento più antico, che ci ricorda la vita delle prime CURTIS, terreni coltivati ed agglomerati di case che conglobarono i villaggi preesistenti, dando origine agli attuali Comuni. Il primo evento si svolgerà dal 5 al 8 luglio, in occasione della festa dei Santi patroni–martiri Tiburzio, Primo e Feliciano, con la processione religiosa, le orchestre-spettacolo, il cabaret, nonché il servizio bar e ristorazione che sarà allestito nel cortile della palestra comunale di C.so Italia n. 36.

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Consiglio Direttivo


IL PRESIDENTE

Nel 1995, è stata costituita l'Associazione Turistica Pro Loco, di cui ho avuto il privilegio di essere eletto come Presidente, rimanendo in carica sino al 2000.
In tale occasione ho conosciuto meglio il paese in cui vivo con la mia famiglia dal 1981. La Pro Loco mi ha dato la possibilità di integrarmi con i sanbenignesi, anche se la professione è stata un efficace supporto nelle pubbliche relazioni.
Dopo tale esperienza, nel 2008, sono entrato nel consiglio direttivo dell'associazione Commercianti – Artigiani – Attività di Servizi e nel 2010 ho ricoperto la carica di presidente fino al 2011. Lo spirito di aggregazione dei sodalizi precedenti mi ha stimolato per costituire la nuova associazione Selva Gerulfa, che parte da San Benigno C.se ma abbraccia tutta la realtà del Basso Canavese.
La Festa Patronale, organizzata con le associazioni presenti sul territorio, è solo l'inizio di un'importante progetto di rilancio economico.

Ringrazio l'amministrazione comunale, la parrocchia, l'associazione di promozione turistica Pro Loco, l'associazione Amici di Fruttuaria, L'associazione Commercianti – Artigiani – Attività di Servizi, l'associazione nazionale alpini, la filarmonica Vincenzo Robaudi e tutti gli sponsor che ci hanno dimostrato la propria fiducia. Un particolare ringraziamento al direttivo dell'associazione Selva Gerulfa.
Lino Bungaro

IL SINDACO



Desidero ringraziare l’associazione Selva Gerulfa e tutte le associazioni che, con il loro contributo, dimostreranno che lavorare insieme per San Benigno porta a degli ottimi risultati, soprattutto per quanto riguarda la socializzazione.

La partecipazione attiva di tutti ci fa sentire uniti nella festa. Mi auguro che questa sia la prima di tante iniziative.

Solo con la passione di tanti volontari, si può pensare di realizzare questo genere di manifestazioni, perché le risorse economiche scarseggiano e la richiesta di servizi aumenta. Condividiamo e viviamo insieme i momenti che questa ci offre.

Maura Geminiani


IL PARROCO

Conobbi la parrocchia di San Benigno C.se negli anni '60, come vice-parroco. In seguito, fui nominato parroco di Mazzè, dove rimasi per ventiquattro anni, poi ritornai all'Abbazia di Fruttuaria nel 1992, quando fui nominato parroco.
Da allora continuo ad essere il prevosto dei sanbenignesi ed il custode delle reliquie dei santi protettori, che i monaci benedettini, insieme al Conte-Abate Guglielmo da Volpiano, portarono da Roma per venerazione.
Ogni anno, San Tiburzio ed i Santi Primo e Feliciano vengono portati in processione come patroni del paese. Ai tempi del Card. Amedeo Delle Lanze, ultimo abate di Fruttuaria, si faceva memoria anche dei martiri romani San Prospero e Santa Bonifacia, mentre si invocavano i Santi Clemente e Massimina per proteggere il raccolto dalle intemperie. L'unico santo di cui non si dispone delle reliquie è San Benigno da Digione, che diede il nome a questa comunità per volontà di Guglielmo da Volpiano, cugino di Re Arduino d'Ivrea.
Nei secoli, la popolazione è sempre stata di estrazione contadina, utilizzava il canale abbaziale per irrigare i campi e pregava molto. Oggi, necessita ricordare le nostre radici per comprendere chi siamo, da dove veniamo e soprattutto per rivalutare le consuetudini di un tempo.

Don Cesare Gallo


L'Ass.ne “AMICI DI FRUTTUARIA”

I Santi Primo e Feliciano erano due fratelli patrizi, decapitati al XV miglio della via Nomentana, durante la persecuzione di Diocleziano, nel 303 circa. San Tiburzio era un giovane studente di scienze forensi che intendeva seguire le orme del padre Agrestio Cromazio, prefetto di Roma nel 284. Entrambi convertiti da San Sebastiano, furono giustiziati dal nuovo prefetto Fabiano, sotto l'Impero di Diocleziano. Tiburzio fu costretto a camminare sui carboni ardenti: senza riportare alcuna ustione, in nome di Cristo, si fece forza e sfidò a sua volta il giudice a lavarsi le mani in un catino di acqua bollente al cospetto di Giove. Fabiano non osò provare e così, sentendosi umiliato da tale affronto, fece decapitare Tiburzio al terzo miglio della via Labicana, l'11 agosto del 286. Nell'Abbazia di Fruttuaria, oltre alle reliquie dei santi patroni, abbiamo un'opera del Defendente Ferrari, che ci propone nel trittico i momenti salienti della sua vita (battesimo con il padre, processo, supplizio e decapitazione). Nella stessa pala, a destra, è rappresentato Tiburzio con in mano la palma del martirio.
Marco Notario


La persecuzione cristiana ai tempi di San Tiburzio

Dal 200 al 300 d.C., la popolazione dell'Impero Romano si riduce a 50 milioni, il calo di 20 milioni è dovuto prevalentemente alle guerre e alla pestilenza. Alla fine del sec. III, la presenza dei cristiani nell'Impero era di circa 10 milioni di persone. Dopo la morte di Carino e Numeriano, figli di Marco Aurelio Caro, tutti uccisi in combattimento contro i Sasanidi, viene proclamato imperatore il Generale Gaius Aurelius Valerius Diocletianus (Diocleziano), era il 20 novembre 284 d.C. Inizia così l'estremo tentativo di annientare il cristianesimo da parte dell'Imperatore, perché i cristiani avevano creato uno Stato nello Stato, con proprie leggi e magistrati, possedevano un tesoro ed i decreti dei vescovi erano rispettati dai fedeli senza indugio, occorreva intervenire prima che acquisissero anche una forza militare. Anche per il Sommo Pontefice San Cajo, che rimase in carica tredici anni dal 283 al 296, non era una vita facile, costretto a nascondersi per sopravvivere alla persecuzione di Diocleziano. Inizia il periodo più glorioso per la Chiesa, in cui proliferano i detentori della Palma, simbolo della divina grazia per i Martiri Romani. Il teologo Origène Adamanzio (Alessandria d'Egitto 185 – Tiro 254 d.C.) disse: “Chiunque rende testimonianza alla verità, sia in parole, sia sostenendola in qualsiasi modo, può veramente essere chiamato MARTIRE”. Il Vescovo della terza città più importante dell'Asia Minore, Sant'Ignazio d'Antiochia (Siria 35 – Roma 107 d.C.), disse: “il giorno della morte per i Martiri è DIES NATALIS”, mentre per Origène: “un secondo battesimo più grande del primo”. Il dottore della Chiesa Sant'Agostino d'Ippona (Tagaste 354 – Ippona 430 d.C.) sostiene che i Martiri cristiani si distinguono non per la pena, ma per la causa del martirio, divenendo veri testimoni di una fede che non scende a compromessi. Grazie all'archeologo ed esploratore Papa San Damaso I ed i suoi diciott'anni di pontificato, dal 366 al 384, nel tempo di pace costantiniana, furono recuperate molte catacombe romane e venne onorata la memoria dei Martiri con epigrafi poetiche, composte dallo stesso San Damaso, che volle affermare l'unicità e la continuità di quella Chiesa per la quale i testimoni della fede avevano versato il proprio sangue. Tra questi Martiri, che vissero sotto il pontificato di San Cajo, si distinsero: San Sebastiano (Milano 256 – Roma 288 d.C.), capitano della prima coorte pretoria a difesa dell'Imperatore, nominato dal Sommo Ponteficie difensore della Chiesa Romana; il Beato Policarpo presbitero di Roma, che assistette San Sebastiano e battezzò molti martiri dell'epoca, compreso San Tiburzio.

Selva Gerulfa